Questo libro è molto più che una semplice biografia. Le sue pagine infatti ci fanno incontrare una di quelle persone che lasciano un segno positivo e sempre vivo nel cuore di pavesi. Protagonista del volume è Don Domenico Zucca, conosciuto da tutti come il “Dondo”.
Nato a Magherno nel 1900, imparò subito la fatica e la ricchezza delle sue origini contadine. Ancora in fasce, la mamma lo portava con sé mentre zappava la meliga o voltava il fieno. E lui la guardava svolgere quei lavori cui si sarebbe appassionato, se non fosse arrivata quella “Chiamata” a diventare sacerdote.
In fondo il “Dono” è sempre stato un po’ entrambe queste cose: contadino e prete. Contadino perché attento alla concretezza vera dei bisogni e delle gioie della quotidianità; prete perché attivo ed efficace uomo di Dio.
A molte persone piace pensare che chi sia portato per gli studi lasci a desiderare nelle azioni pratiche della vita, anche le più umili e che, viceversa, chi apprenda facilmente lavori manuali non debba essere incline allo studio. Nulla di più ingenuo e di più falso. E Don Domenico ne è uno deli esempi migliori e più duraturi. Diplomatosi presso il liceo “Taramelli”, compie gli studi seminariali e ne esce portando nel cuore il profumo della terra e la fede in Dio.
Queste due caratteristiche, che lo accompagneranno per sempre, lo rendono un uomo presente non solo tra i suoi parrocchiani ma anche tra quanti l’hanno incontrato. Se la mente progetta e le mani costruiscono, lui ha progettato e costruito tanto, a partire dagli anni in San Michele, per arrivare fino a quelli trascorsi in Borgo Ticino.
Qui infatti non era raro vederlo, in un quartiere devastato dai bombardamenti, tra le macerie delle case e della gente, per una preghiera, per una parola, per un aiuto concreto. Il Borgo, affidatogli nel 1944, è stata una delle prove che forse meglio hanno messo in luce le sue capacità di sacerdote e di uomo. Quando prese possesso di questa parrocchia, anche la casa parrocchiale era caduta sotto le bombe. Anche lui era bombardato tra i bombardati. Ma non bastarono questa –e altre- difficoltà a fermare la sua voglia di fare. Il lavoro non lo spaventava. Proprio lui, che veniva da una famiglia contadina, sapeva che spesso non bisogna solo abbassare la testa e faticare. Bisogna prima riflettere, ponderare, saper vedere il necessario e l’impellente.
Così, il “Dondo” ha sempre agito, illuminato anche da una carità uguale per tutti. I “Rossi” o i “Neri” non facevano differenza. Erano suoi parrocchiani e questo bastava.
Il “Dondo” è quindi un esempio luminoso e sorridente che tanti hanno seguito. Non ultimo anche il fratello, Don Elia, della stessa tempra, dello stesso cuore, della stessa modernità.
Autore di questo volume è don Ernesto Maggi. Cresciuto in Borgo, mentre era parroco Don Domenico, è, dal 1989, rettore dell’Almo Collegio Borromeo.
UN PRETE DEL ‘900 di don Ernesto Maggi, edizioni TCP, Euro 14,00