Tanto tempo fa, in una Valle lontana lontana….molte favole iniziano così ma non tutte hanno, purtroppo, un lieto fine. La storia che voglio raccontare, per fortuna, sembra avviarsi ad una lieta conclusione. È una storia di uomini coraggiosi, di antiche tradizioni e di grandi paure ma, soprattutto, è la storia di una fedele compagna, che da sempre accompagna la vita delle genti della Valle: è la storia della vacca Varzese.
La razza Varzese
La vacca Varzese appartiene al gruppo delle cosiddette “montagnine” insieme all’Ottonese, alla Cabellotta, alla Bobbiese, alla Tortonese, a detta di alcuni Autori, anche alla Pontremolese. In ogni caso si tratta di una razza molto rustica, dal tipico mantello fromentino (cioè color frumento), di media taglia (altezza al garrese nei tori cm 130-145, nelle vacche adulte cm 120-135); le corna sono a forma di lira dirette verso l’alto e ripiegate all’indietro, di colore giallognolo sino ai 2 anni, per divenire, successivamente, di color ardesia in punta con riflessi madreperlacei. È una razza con una discreta produzione sia di latte (da 1.500 a 3.100 kg di latte all’anno) che di carne e, un tempo, veniva ampiamente utilizzata anche per i lavori agricoli. Il latte, inoltre, è più ricco di grassi e proteine rispetto a quello di altre razze e la dimensione dei suoi globuli lipidici è minore, rendendolo così più digeribile. Da notare è la capacità delle vacche montagnine di pascolare anche in zone impervie, con i foraggi tipici delle aree appenniniche più povere. È una razza estremamente longeva arrivando a sfiorare i 20 anni di vita e, attualmente, è distribuita tra le province di Pavia, Alessandria, Piacenza, Genova e nella Lunigiana.
La razza Varzese è iscritta al Registro Anagrafico delle popolazioni bovine autoctone e gruppi etnici a limitata diffusione. Tale registro è stato istituito per salvaguardare le razze bovine minacciate di estinzione che risultano allevate in Italia e per la salvaguardia di questi patrimoni genetici. Sono state ammesse le seguenti razze: Agerolese, Bianca Val Padana (Modenese), Burlina, Cabannina, Calvana, Cinisara, Garfagnina, Modicana, Mucca Pisana, Pezzata Rossa d’Oropa, Pinzgau, Pontremolese, Pustertaler, Reggiana, Sarda, Sardo-Modicana, Varzese. È considerata l’unica razza bovina autoctona della Lombardia.
La storia antica
Le fonti storiche testimoniano la presenza in Italia di vacche dal manto rosso-fromentino già in epoca romana. Varie sono le ipotesi per spiegare il loro arrivo nella nostra Penisola: tra le più accreditate quella che lo attribuisce al generale cartaginese Annibale, proveniente dal nord Africa attraverso Spagna e Francia nel 218 a.C.; quest’ultimo, infatti, oltre ai ben noti elefanti aveva al seguito anche mandrie di bovini a scopo alimentare o da lavoro. Proprio in Val Trebbia, inoltre, Annibale incontrò le prime forti resistenze alla sua avanzata, fatto questo che lo costrinse a fermarsi in zona per un certo tempo rendendo così plausibile la diffusione della vacche al suo seguito nel nostro Appennino. Inoltre, è noto che nella penisola iberica e nei Pirenei esistano ancora oggi razze del tutto simili alla Varzese. Un altro possibile contributo all’arrivo nelle nostre valli di questa razza potrebbe essere stato fornito dai Liguri, popolazione allora presente dall’Appennino settentrionale fino ai monti iberici lungo tutto il litorale mediterraneo, e che poteva, quindi, incrementare ulteriormente la presenza di razze fromentine.
Nuovi arrivi di queste vacche possono essere avvenuti, in tempi più recenti, a opera dei Longobardi: durante le invasioni di Alboino nel VI secolo d.C., al suo seguito viaggiavano anche tali bovini che possono essersi incrociati con quelli già presenti nelle Valli dando così origine alle attuali montagnine nelle loro diverse forme.
La storia recente
Dopo secoli di storia la vacca varzese nel secondo dopoguerra conta ancora, distribuiti fra le quattro province interessate, circa 40.000 capi. Gli anni ’70 segnano l’inizio del declino che raggiunge il momento più critico a cavallo del nuovo millennio quando ne sopravvivevano circa 50 – 60 capi arrivando quindi al limite dell’estinzione. A questo punto, probabilmente grazie a una maggior consapevolezza dell’importanza delle razze autoctone e della variabilità genetica da parte delle istituzioni, degli allevatori stessi ma anche da parte dei consumatori iniziano a nascere progetti di recupero di questo raro bovino. La Regione Lombardia, per esempio, vara nel 1980 il “Piano di salvaguardia e valorizzazione del bestiame bovino Varzese” e vengono organizzati convegni ad hoc (La vacca “Varzese” nell’anno della “Biodiversità”, Voghera 2010, ma altri in precedenza erano già stati organizzati a Varzi nel 2003 e a Val di Nizza nel 2006). Importante è stato anche il ruolo di alcuni media nazionali come la RAI che, durante la stagione 2000 – 2001, dedica una puntata di “Linea verde” alla tutela della Varzese.
Fondamentale per la tutela della razza è stata anche la sua iscrizione, avvenuta nel 1985, al Registro Anagrafico delle popolazioni bovine autoctone e gruppi etnici a limitata diffusione che ha permesso, tra l’altro, l’utilizzo di tori di Varzese nelle monte, fatto questo fondamentale per tutelare il suo patrimonio genetico. Ovviamente tutto ciò non avrebbe dato risultati senza l’impegno di allevatori, accademici e appassionati tra i quali non si può non citare L. Chierico, L. Verardo, B. Galmozzi, M. Marone, M. Longeri, L. Molteni, insieme a tanti altri.
Attualmente la situazione è notevolmente migliorata e, a giugno 2009, erano presenti negli allevamenti 234 capi di Varzese così distribuiti nelle diverse province: Alessandria 42, Genova 28, Milano 66, Pavia 80, Piacenza 18 (dati APA-PV). Da evidenziare la presenza di un nucleo consistente di individui anche in provincia di Milano grazie al Progetto Biodiversità promosso dalla Provincia stessa.