Nel bel mezzo degli Anni Ottanta, la tranquillità di una famiglia come tante altre viene scossa dalla sparizione di un padre. Dapprima piccoli indizi, discorsi lasciati a metà, parole non dette, ma sentite ugualmente lasciano piano piano il posto a grandi verità taciute che hanno accompagnato, in un doloroso e troppo insistente silenzio, il tepore apparente di una casa.
Nel 1986 Marco frequenta la terza media. Come ogni ragazzo della sua età si entusiasma nel decidere quale strada intraprendere, quale scuola scegliere per l’anno successivo. Ne parla con i suoi genitori, ascolta i loro consigli. Marco è un ragazzo normale, fa i compiti e gioca con i suoi amici. Quelli di sempre, conosciuti sotto al rettangolo di cielo che è il suo cortile, spiraglio magico e invalicabile verso le meraviglie del mondo. Tutto ciò però comincia a odorare del profumo del fuoco, in lontananza.
È il fuoco di tanti piccoli incendi che si sviluppano attorno al suo paese. Il fumo di quelle fiamme sale nero e sottile, poco alla volta, con una calma spietata e inquietante. Quasi sia il presagio di una “grande fiamma” lanciata verso il cielo o che il Cielo lancia verso la terra. E quasi per caso, una mattina andando a scuola, Marco vede un bagliore indescrivibile. Forse lontano. Forse vicino.
È troppo forte per capire dove si stia verificando. È troppa la luce anche per sapere che cosa stia succedendo. In quegli stessi giorni esplode il reattore nucleare di Chernobyl. La gente ride, quando Marco racconta di averla vista. Non è possibile, per un ragazzo che vive in Italia, aver assistito a tutto ciò. Ma il “grande fuoco”, Marco, l’ha visto davvero. E poco importa se è causato da un guasto a chissà quale macchinario in una centrale nucleare russa o se è l’incendio della sua vita.
Il “grande fuoco” c’è stato. E questo è tutto. Come se non bastasse il padre di Marco scompare per alcuni giorni. Poi ritorna, ma non appena si riesce a tirare un sospiro di sollievo, scompare ancora. E così via, per settimane. Il protagonista vede quindi cambiare radicalmente le sue certezze. Tutto ciò che gli era sembrato eterno adesso vacilla e si dimostra fragile e vulnerabile, come una foglia secca che brucia.
Ci vuole un attimo a sparire. Ci vuole un attimo a essere dimenticati.
Marco è improvvisamente proiettato sul balcone della vita da cui si inizia a vedere il “mondo dei grandi”, cosi pieno di contraddizioni, ma così affascinante, così tentatore, ma così sconosciuto. Poi un personaggio nuovo irrompe nella sua vita. È un signore senza un braccio che sembra conoscere la sua famiglia da sempre. Gli parla, tra un bicchiere e l’altro, di debiti e di doveri, di qualcosa che è accaduto, ma non di cosa potrà accadere.
Così, tra le ore passate a scuola e i misteri di una famiglia irriconoscibile, Marco dipana il suo racconto con una prosa mirata, efficace, coinvolgente, capace di catturare il lettore e di descrivere tanto situazioni estremamente realistiche, quanto momenti sfumati dalla vaghezza dell’irrealtà. I pensieri di un adolescente e una sorta di enigma da libro giallo si fondono in queste pagine per far nascere una storia accattivante e coinvolgente.
I FUOCHI DELL’86 di Mario Capello – Eumeswil Edizioni – Broni
Euro 12,00