Come ognuno sa il tempo passa inesorabilmente e del passato vissuto rimangono solo i ricordi. Belli o brutti che siano i nostri ricordi, spesso, fanno anche cultura e, perché no, pure quella culinaria.
È il caso di questo piccolo aneddoto nato da un ghiotto ricordo raccontatomi dalla talentuosa firma enogastronomica nazionale, di casa nostra, che risponde al nome di Vittorio Molina, alias Toto, tra le altre sue cose egregie amico fraterno del compiantissimo Gianni Brera: l’ultimo a salutare Gioànn, dieci minuti prima del tragico incidente che lo rubò alla “pavesità”, fu proprio il nostro Toto!
Il Toto, nei suoi tempi liberi, si è sempre buttato a capofitto nella sua passione e, insieme con amici che la pensavano come lui ha sempre frequentato i templi culinari della cucina italiana, europea ma, soprattutto, quella pavese.
Quella volta la combriccola del Toto decise di andare a gustarsi la celeberrima Zuppa alla Pavese allo Chalet della Certosa di Pavia che il valentissimo Vittorio Sozzani, grande rappresentante culinario di una storica famiglia di cuochi provetti, sapeva preparare come pochi al mondo.
È bene che si sappia che anche in quei tempi questa antica ricetta, apprezzata e gustata in tutto il mondo e incastonata nei menù dei ristoranti più IN, in provincia di Pavia sembra venisse evidenziata soltanto nei menù dello Chalet della Certosa e in quello del Bixio quand’era ancora di fronte al Castello Visconteo di Pavia.
Accanto alla tavolata rumorosa e festante del Toto e compagni c’era una coppia di stranieri che, con lo sguardo, curiosavano sul comportamento dei vicini avventori. Si trattava senz’altro di un indiano, con tanto di turbante, e una bella signora con un vistosissimo neo colorato sulla fronte; decisamente erano due belle e raffinate persone, tra l’altro elegantissime.
Vittorio Sozzani, quando si trattava di servire ai suoi clienti i più preziosi piatti pavesi voleva pensarci solamente lui stesso. Infatti, dopo che il cameriere aveva portato le rituali scodelle già riempite con un paio di piccole fette di pane soffritte il giusto che fosse nel burro e con sopra un rosso d’uovo crudo arrivò sospingendo un carrello sul quale troneggiava una pentola fumante di brodo che, con il mestolo, versò con perizia nelle scodelle di ognuno.
L’indiano osservava incuriosito tutta la scena e, appena si accorse che i commensali avevano finito il piatto e gli sembrarono più che soddisfatti, con garbo, si alzò dal suo tavolo e si avvicinò proprio al Toto Molina chiedendogli in un’italiano stentato di cosa si trattava e se gli consigliava di assaggiarlo.
Il Toto andò direttamente dal Sozzani che, in una decina di minuti, servì, da par suo, quei due clienti indiani.
Ultimata la gustosa degustazione quel signore indiano si alzò di nuovo, si riavvicinò al Toto e, allungandogli e stringendogli la mano, esclamò affinché tutti i presenti lo ascoltassero bene: «Delicious!»